Cartoline da SARSINA

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view post Posted on 4/6/2012, 17:37     +1   -1




Cartoline da Sarsina
Comunita' montana dell'appenino romagnolo

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Sàrsina (Sêrsna in dialetto romagnolo) è un comune italiano di 3.696 abitanti della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna. Si trova sull'Appennino tosco-romagnolo, dista 35 km da Cesena e 50 km da Forlì. La vetta più elevata all'interno del comune di Sarsina è il monte Facciano (935 m slm), raggiungibile direttamente dal centro abitato di Quarto grazie a sentieri e mulattiere segnalate dal CAI (Club Alpino Italiano).

Il toponimo è di etimo incerto, probabilmente di origine umbra, come la città stessa.
E' patria del grande commediografo romano Plauto.


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Il primo insediamento stabile nell'area in cui sorge l'odierna città era abitato da popolazione umbre presenti nella valle del Savio, giunti nel IV secolo a.C. Le tracce del nucleo urbano, adiacente all'attuale piazza Plauto, risalgono alla seconda metà del IV secolo a.C. e consistevano in modeste costruzioni in legno con annessi piccole botteghe artigianali. Fu sottomessa dai Romani nel 266 a.C., in seguito a due gravose campagne militari, che le conferirono lo status di civitas foederata (città alleata), concedendo quindi alla città una certa autonomia. In conseguenza a ciò nel 225 a.C., quando i Romani combatterono contro i Galli, i Sassinates, insieme gli Umbri, fornirono all'esercito romano 20.000 soldati. A questo periodo risale la nascita di Tito Maccio Plauto, grande poeta e commediografo.
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La Cattedrale

Sarsinae Basilica Saecularia Decima 1008 - 2008
E' meta continua di pellegrinaggi e visite per ottenere, da sacerdoti all'uopo incaricati, la benedizione con la "catena di San Vicinio", collare in ferro che una tradizione millenaria fa risalire al Santo, primo vescovo di Sarsina, considerato taumaturgico contro gli ossessi, gli indemoniati o presunti tali.

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Esterno

Imponente edificio di stile romanico con pianta a croce latina, risale al Mille. Sulla facciata, nel diverso colore dei mattoni, si leggono le tracce delle trasformazioni subite nel corso dei secoli. In basso sono visibili gli addentellati di un pronao a cinque arcate che avrebbe dovuto sostenere un terrazzo praticabile e che forse non fu mai costruito. Le arcate sono separate da quattro semi-colonne, sormontate da alcuni capitelli tardo-bizantini (X secolo).

Anche il campanile, un po' tozzo rispetto alla facciata, mostra segni di manomissione. In alto, sul lato destro del campanile una iscrizione marmorea ricorda i lavori di restauro fatti eseguire nel 1770 dal vescovo Giovan Battista Mami. Nell'interno, a tre navate, il soffitto è a capriate. Sono visibili, in molti punti della chiesa, le tracce della pavimentazione originaria e quelle di una cripta demolita.


Interno
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L'aspetto interno della cattedrale è semplice e austero. Sulla parete destra è collocato il quadro più pregevole, la "Messa di San Gregorio Magno", attribuita alla scuola del bolognese Carlo Cignani (1628-1719).



In fondo alla navata destra, si trova la Cappella di San Vicinio, fatta costruire nel 1755 dal vescovo Paolo Calbetti, conserva sotto l'altare, le reliquie del Santo e dentro il tabernacolo la celebre "catena" o collare. Il collare di S.Vicinio da secoli viene offerto al bacio dei fedeli o racchiuso al collo dei malati e degli ossessi che a migliaia ogni anno e da tutta Italia, giungono a Sarsina per implorare la salute e il conforto. All'interno della cattedrale, operano alcuni sacerdoti a cui compete l'esecuzione degli esorcismi.


Le tele dedicate ai miracoli di S.Vicinio, quattro dipinti votivi (XVIII secolo) collocati ai due lati della Cappella di S.Vicinio illustrano i miracoli del Santo e sono tutti opera di Michele Valbonesi di Ranchio che tentò con questi dipinti di dare ordine e rinverdire l'antico racconto agiografico. Anche l'ornamento pittorico della cappella è di Michele Valbonesi.


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"Il ritrovamento della catena di S.Vicinio nel Savio", olio su tela, (1756/1760), illustra il furto ad opera di un girovago e successivamente il ritrovameno del collare che, nonostante il peso, fu ritrovato che galleggiava sull'acqua.
"Il ritorno alla libertà del sacerdote Pertaro" e "la guarigione dello storpio", in questo olio su tela, (1756/1760) Michele Valbonesi illustra il ritorno alla libertà del sacerdote Pèrtaro calunniato presso il vescovo Benno, insieme la guarigione dello storpio di Arezzo.
La "punizione della mugnaia" che aveva offeso S.Vicinio, olio su tela, (1755 circa) dedicato all'avida mugnaia e all'esemplare punizione (un braccio paralizzato) per aver irriso S.Vicinio nella ricorrenza della festa patronale.
La "guarigione di un'indemoniata" ad opera di S.Vicinio, olio su tela, 1756/1760), mostra lo scomposto agitarsi di un'ossessa davanti all'altare.
"Apparizione della Vergine a S.Vicinio Eremita", olio su tela, raffigura il Santo in veste eremitica che riceve dal Bambino seduto sulle ginocchia della Madre, la "catena" miracolosa. La tela, posta sopra l'altare del Santo, in assenza di tradizione critica, è stata attribuita finora allo stesso Valbonesi, oppure al pittore riminese Giovan Francesco Nagli, detto il Centino; il recente accurato restauro (ed opportune ricerche d'archivio), ha però fatto cadere entrambe le suddette ipotesi, permettendo invece di riscoprire un ignorato (ed insperato) sorprendente capolavoro del ferrarese Ippolito Scarsella, detto lo Scarsellino (1550ca-1620), principale pittore estense tra Cinque e Seicento.

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Simbolo dei quattro Evangelisti (Sulla sinistra del presbiterio), ambone in marmo, opera del XII secolo, raffigura l'angelo di S.Matteo, il leone di S.Marco, l'aquila di S.Giovanni e il vitello di S.Luca.
"Cristo in trono", lastra marmorea risalente al X secolo. Il Cristo è rappresentato tra gli angeli Gabriele e Michele. L'opera proviene dalla Badia di S.Salvatore in Summano.


Il collare di S.Vicinio
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Custodito da secoli viene offerto al bacio dei fedeli o racchiuso al collo di ammalati ed ossessi che, secondo le cronache, all'incontro con la "catena", danno luogo a fatti anormali, non spiegati dalla psicologia. Sarebbe tuttavia da attribuire ad una leggenda il fatto che il collare al centro del millenario culto fosse lo scomodo cilicio del penitente Vicinio, curvo in preghiera con una pesante pietra incatenata al collare. Comunque persone colpite da mali inguaribili, da nevrosi psicopatiche e da supposti malefici giungono ogni anno da ogni parte d'Italia ad implorare la salute ed il conforto. All'interno della Cattedrale operano alcuni sacerdoti a cui compete, ma solo su autorizzazione del Vescovo, l'esecuzione degli esorcismi.
Ogni 28 agosto (e i 4-5 giorni che precedono tale data) il paese dedica al Santo una festosa e mistica


io ci sono capitata per caso.. e' un paese incantevole :wub:
 
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