Belen nessuno celebra le nozze, anche don Pozza dice no: “Troppo gossip”

« Older   Newer »
  Share  
raffa:>
view post Posted on 9/9/2013, 06:38     +1   -1




Belen nessuno celebra le nozze, anche don Pozza dice no: “Troppo gossip”

620x400xbelen-e-stefano-chi.jpg.pagespeed.ic.9ayoZ0UBbn
Don Marco Pozza già sostituto di don Roberto Cavazzana fa marcia indietro e dice no alle nozze di Belen. Dopo che si era diffusa la notizia che sarebbe stato lui a celebrare il matrimonio è stato letteralmente assediato da giornalisti, fotografi e troupe televisive. Davvero troppo.
Dopo aver passato una giornata infernale assediato da giornalisti, fotografi e televisioni anche don Marco Pozza, detto don Spritz ha dato forfait e non celebrerà il matrimonio di Belen e Stefano De Martino.
A dare la notizia il giornalista Leandro Barsotti sul Mattino di Padova che ha interpellato il diretto interessato: “Troppo gossip, tutto quello che c’è intorno a loro è solo gossip. Non posso passare le mie giornate nascosto o con il telefono spento, perché mi perseguitano di domande sul matrimonio vip dell’anno.
E poi tanti ragazzi mi hanno chiesto di lasciare perdere, che non fa per me, rischio di svilire il mio sacerdozio”.

Don Pozza aveva inizialmente accettato la richiesta di don Roberto Cavazzana, suo amico, che ha seguito il percorso spirituale della coppia. Disponibilità successivamente ribadita alla wedding planner Giorgia Matteucci ad una condizione: “Poter incontrare i due fidanzati personalmente prima del giorno del loro matrimonio.
Tale richiesta, fatta giovedì, ha ottenuto solamente rimandi. Sono venute dunque a mancare le condizioni per fare in modo che un sacramento non venga triturato dal gossip.
Capisco i loro impegni ma ritengo anche serio celebrare il matrimonio con uno stile che sia uguale e rispettoso per tutti, soprattutto per quei giovani che in questi anni ho seguito nel loro percorso di fidanzamento e di matrimonio”.

E il matrimonio dell’anno si tinge di giallo, e rosa, il colore del gossip


ma chi e' Don Spritz
6938cb9c21
Don Spritz: “Francesco è un fantastico profeta dei giovani”

Don Marco Pozza, per tutti don Spritz

Intervista a don Marco Pozza, sacerdote di periferia, prete dei ragazzi, cappellano nel carcere Due Palazzi di Padova. Ma anche editorialista, scrittore e maratoneta

Lo chiamano “Don Spritz” da quando era viceparroco alla Sacra Famiglia di Padova: in quel periodo è diventato famoso perché, colpito dall'assenza di fedeli alle Messe, ha iniziato a trascorrere il suo tempo libero incontrando ragazzi e studenti direttamente nei locali della "movida" padovana, in particolare durante l'ora dell'aperitivo. Con la sua opera di evangelizzazione presso i giovani è stato protagonista di una puntata del “Testimone” di Pif, su Mtv, dal titolo "La vocazione". Si ispira a don Luigi Ciotti, don Fortunato Di Noto, ma anche a Steve Jobs e a Roberto Baggio. Don Marco Pozza è nato il 21 dicembre 1979 a Calvene (VI), ed è prete dal 6 giugno 2004. Giornalista – editorialista di Avvenire – e scrittore, sportivo – in particolare maratoneta amatoriale - ha incentrato i suoi libri proprio sullo sport. È docente di Teologia fondamentale. Ha creato e gestisce un sito internet, www.sullastradadiemmaus.it , definito una “parrocchia virtuale”, nel quale commenta i brani del Vangelo e i fatti di cronaca e dove gli utenti registrati possono commentare. Dal 2011 è cappellano del Carcere Due Palazzi di Padova. Ed è quasi impossibile non trovarlo in viaggio: svolge conferenze in tutta Italia.
Vatican Insider lo ha intervistato proprio dopo l'incontro che ha tenuto nel Forte di Vinadio (sulle montagne del cuneese) con i ragazzi del Campo Giovanissimi di San Bernardo di Carmagnola, ai quali ha ribadito, sottolineato e approfondito la celebre frase di Baggio: “I rigori li sbagliano soltanto quelli che hanno il coraggio di tirarli”. Alla fine del suo discorso, i ragazzi hanno salutato e ringraziato don Spritz con una standing ovation.

Don Pozza, come descrive la Sua esperienza nel Carcere?

“E' un'occasione grandissima di umanità, perchè io insegno anche Teologia all'università, e il carcere mi permette di elaborare una teologia 'con i piedi per terra', cioè che parli un linguaggio che la gente conosce, e soprattutto dimostrare come Dio – l'ha detto papa Francesco di recente – sia una sorpresa. E per me la sorpresa più grande è scoprire che Dio è all'opera anche in gesti di delinquenza. Non è un'esperienza facile, ma per me è un'esperienza felice. Ti permette di conoscere una sfaccettatura dell'uomo che fuori non si potrebbe osservare. Questo non significa giustificare il male, il male non va giustificato, ma avere la possibilità di capire perchè una persona a un certo punto della vita arriva a compiere anche azioni che la conducono in prigione”.

Com'è il rapporto di un prete come lei con le gerarchie ecclesiastische?

“Per rispondere bisogna dividere la storia della Chiesa tra il periodo precedente il 13 marzo 2013 e quello successivo, nel senso che fino a prima di marzo lavorare in periferia era quasi una condizione di isolamento, perchè la Chiesa in queste periferie geografiche ed esistenziali a voce c'era ma di fatto no; adesso sembra di essere in primavera con questo Papa, che ha ritirato fuori e sta mettendo in evidenza il concetto di periferia. Francesco compie gesti straordinari: va a trovare i carcerati, nelle favelas, a Lampedusa. E tutto ciò è motivo di gioia, perchè nella Chiesa è tornata di moda la periferia, o meglio, è tornata l'esigenza da parte del Papa di dire: 'dobbiamo ripartire da lì'”.


Ci ha parlato di Francesco; che cosa sottolinea invece degli altri due pontificati che ha vissuto?

“Giovanni Paolo II mi ha fatto innamorare di un cristianesimo giovane. Benedetto XVI mi ha fatto innamorare con i suoi testi che ho studiato per il dottorato, e di lui mi ha sempre colpito la profonda intelligenza. Un'intelligenza così grande di un uomo che a un certo punto ha detto: mi metto da parte, non ce la faccio. E adesso la sorpresa di Francesco: gli ultimi due pontificati vanno letti in stretta unità. Nel senso che Benedetto XVI con il suo acume anche teologico è come se avesse tracciato una strada – ci ha messo la faccia su vicende pesantissime, vergognose – Francesco che ha più polso con la gente questa traccia ha la possibilità di spianarla. Ed è bello che ci sia questa amicizia tra loro due”.

Per cosa “lotta” don Marco Pozza?
“Per la liberazione dei giovani, che sembra un'astrusità, ma io ne ho fatto da nove anni la mia bandiera. Ossia non accetto sentire dire che i giovani sono il futuro: non possiamo promettere loro il futuro rubando loro il presente. Mi sto impegnando affinchè dei giovani si dica che sono il presente, il futuro se lo dovranno conquistare. Loro avranno il coraggio, come ha detto Jobs, di essere protagonisti della propria vita. Ne sono certo. E in questo il Papa è un profeta fantastico: l'altro giorno ha definito i giovani il motore della storia, quindi il motore non lo metti e attivi in futuro, o c'è e funziona adesso o la storia non parte”.
 
Top
0 replies since 9/9/2013, 06:38   32 views
  Share