È in edicola B, il magazine di Barbara D’Urso

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raffa:>
view post Posted on 4/6/2014, 17:36     +1   -1




È in edicola B, il magazine di Barbara D’Urso (e ho appena letto anche questo)

Ispirato al magazine di Oprah Winfrey, il mensile di Barbara D’Urso è un caso interessante, al di là delle sue caratteristiche (orrende)
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Lo scorso fine settimana è uscito nelle edicole B, mensile pubblicato dalla casa editrice Panini (sì, quelle delle figurine dei calciatori, ma anche di Hello Kitty) con un sottotitolo che non lascia molti dubbi nell’interpretazione: “Il Magazine di Barbara D’Urso”. Prezzo di lancio 1 euro.

Non contenta di aver occupato per l’intera stagione invernale (per l’ennesimo anno) gli schermi di Canale 5 tutti i pomeriggi di ogni santo giorno (e ultimamente anche il web), la presentatrice napoletana ha deciso di compiere anche il passo più rischioso (visti i tempi) – e unico per il mercato italiano, almeno per un personaggio di spettacolo – ovvero fondare un giornale tutto suo. No, non è una fanzine, ma l’ennesimo femminile che tratta di bellezza, benessere, cucina e storie di donne, ma con l’ingombrante presenza della D’Urso. Lo strillo di copertina non lascia dubbi “FATE COME ME per essere più belle”: in effetti Carmelita (così si fa chiamare dai suoi fans), per essere una che è sulle scena da una vita, si mantiene un gran bene.

L’altra cosa che emerge dalla cover del magazine è la dicitura “100 pagine senza pubblicità”, che per una che viene dalla tv commerciale, testimonial di campagne e di mille telepromozioni, suona piuttosto strano.

Ebbene sì, l’ho comprato e l’ho letto per voi.

Cosa dire? Ci sono alcune cose che saltano agli occhi: un sacco di foto di Barbara D’Urso (da piccola, in cucina, in sala trucco, nell’orto, e mentre fa mille faccette a seconda del tipo di servizio), un sacco di punti esclamativi (tantissimi!!!), un miliardo di citazioni del suo blog – vero e proprio allegato di B – “smack” come se piovessero e poi gli unici uomini fotografati sono rigorosamente in costume o in mutande e palestratissimi (alla presentazione del magazine ha dichiarato che “B non è rivolto solo alle donne, ma anche a tutti i miei amici omosessuali”… Seguirà probabilmente editoriale basato sul concetto che lei ha tanti amici omosessuali).

E poi: la classicissima posta del cuore (mai capito chi scrive sul primo numero), servizio sul wedding planner, sul viaggiare con cani e gattini e “tanti consigli per essere belle, tenervi in forma, mangiare sano e risparmiare”. Carta patinata, impaginazione piuttosto orrenda e ottomila font diversi.

L’esempio della D’Urso è un’evidente riproduzione del magazine O di Oprah Winfrey, popolare e influente personaggio di punta della televisione americana, con la piccola differenza che mentre la presentatrice di colore è una vera e propria opinion leader, capace di spostare milioni di voti verso il presidente Obama, spingere libri di sconosciuti tra i bestseller e recuperare centinaia di migliaia di dollari per operazioni di charity, Carmelita al massimo può far comprare una cremina antirughe, rivelare che Signorini è diventato single o, come avviene nella cover story del primo numero di B, svelare il segreto della figlia di Claudio Villa.

Insomma, un limpido esempio di trash, secondo la definizione di Tommaso Labranca, ovvero l’emulazione mal riuscita di un esempio “alto”. Comunque siam pur sempre in Italia, trattasi sempre di campionati diversi. Rimane comunque un caso interessante di personal branding che diventa personal publishing.
L’altra cosa buffa (buffa buffa, direbbe la D’Urso) è che B è un magazine a scadenza, infatti nell’ultima pagina c’è scritto che “B vi aspetta il 30 di ogni mese per i prossimi 6 mesi”. E poi? E poi basta.
Questa sì che è una novità.

.wired.it/
:huh:
 
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