Svizzera, strage di bambini in autostrada Morti in 22 al ritorno dalla gita

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affar
view post Posted on 16/3/2012, 08:36     +1   -1




Svizzera, strage di bambini in autostrada
Morti in 22 al ritorno dalla gita

Pullman si schianta nel tunnel, uccisi anche sei adulti
Tre piccoli in coma. L'incidente forse per un colpo di sonno

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SIERRE (Svizzera) - Dove poche ore fa c’erano ventotto cadaveri allineati sull’asfalto, ora non c’è più nulla. «Velocità massima 80km/h» impone la segnaletica elettronica, ma si va a passo d’uomo per capire dove e come si è consumata questa allucinante strage di innocenti. C’erano cinquantadue persone sul pullman traboccante di allegria che tornava nelle Fiandre dopo la settimana bianca sul Cervino.

Ventotto sono morti, ventidue avevano dodici anni. E lì non c’è più niente, né la carcassa del torpedone, né le tracce dei pneumatici. Neanche un fiore perché il traffico va, urgono le necessità della viabilità.
Valais è il nome di uno dei Cantoni francofoni della Svizzera. Parte dal Sempione e arriva al Lago di Ginevra protetto da montagne che hanno nomi da turismo invernale a cinque stelle, Crans Montana, Zermatt, Verbier. Il fondo valle è solcato dall’autostrada del Rodano che passa fra immensi vigneti. Sotto Sierre le carreggiate si inabissano in un tunnel lungo 2460 metri che risparmia alla cittadina gli scarichi mefitici dei tir e delle auto. Sotto quella galleria alle 21.14 di lunedì c’è stata la carneficina. E nessuno riesce neppure a immaginare come sia avvenuta.

Le telecamere del tunnel hanno registrato questo: traffico scarso, passa un pullman, poi un altro, infine un terzo con le insegne della Toptour di Aarshot, Belgio. «Non va troppo veloce» dice il capo della Polizia Christian Varone. Non tocca nessun altro veicolo, la strada è libera. Però dove c’è una piazzola di soccorso scarta improvvisamente a destra e va a schiantarsi contro la parete che delimita l’area di sosta. Come fare un frontale a cento all’ora contro un muro. «I bambini avevano tutti le cinture allacciate. Sono servite a nulla».

Andavano a scuola in due cittadine al confine fra il Belgio fiammingo e l’Olanda. Ora i loro genitori si macerano nello strazio davanti a un albergo di Uvrier, fra Sierre e Sion. Li avevano visti partire dieci giorni fa, preoccupati tutt’al più che non si facessero male sugli sci. Li hanno avvertiti all’alba e convocati in un aeroporto militare. Hanno viaggiato senza sapere se i loro figli fossero nell’elenco dei morti o dei sopravvissuti. Già soltanto immaginare il loro stato d’animo durante quel volo fa spavento. Per quello che è venuto dopo non ci sono parole: tutti in rassegna davanti ai cadaveri. Non è lui, non è lui. È lui.

All’ospedale di Losanna i medici devono fare l’autopsia sull’autista. Se non è stato un guasto tecnico, se non è stata una collisione con un altro mezzo, il mistero della strage sta in quel corpo maciullato. Dovevano viaggiare tutta notte per risalire l’Europa, erano in due a darsi il cambio. «Gente esperta e preparata» giura la ditta. Li hanno tirati fuori per ultimi, erano i più vicini al punto di impatto. Gli altri adulti, quattro accompagnatori, stavano pure loro nelle prime file, magari avrebbero chiacchierato un po’ aspettando che i ragazzi si addormentassero.
L’Hotel Cervin è a quota 1680 nella valle di Anniviers. Si vede il Cervino dalle stanze dell’albergo color ocra che trent’anni fa fu preso in gestione da una cooperativa sociale belga (Intersoc) che organizza vacanze a prezzi abbordabili per scolaresche e famiglie dai redditi modesti. I due istituti di Lommel ed Heverlee si erano affidati a Intersoc per la settimana bianca dei loro allievi. Lunedì, ultimo giorno: sciata al mattino, preparazione dei bagagli, shopping nei negozi di souvenir, cena, partenza per essere a casa l’indomani in mattinata.

Dall’Hotel Cervin sono quasi venti chilometri di picchiata tutta curve fino a valle, poi si entra in autostrada poco prima della galleria dello schianto. La discesa è difficile, inocula tensione e adrenalina in un autista che - per quanto esperto - ha sulle spalle cinquanta ragazzini chiassosi arrostiti dal sole di montagna e radiosi per il ritorno a casa. Difficile immaginare che appena entrato in autostrada arrivi un colpo di sonno. Infatti quando a sera poliziotti e giudici fanno una conferenza stampa, all’ipotesi del colpo di sonno (molto caldeggiata sulle prime) non fanno cenno. Semmai un malore.

Ci sono anche la presidentessa della Svizzera e il primo ministro del Belgio alla conferenza stampa. Si ringraziano vicendevolmente per il sostegno reciproco e l’organizzazione dei soccorsi. Parole che non fanno una piega ma che, in qualche modo, suonano superflue. Forse perché dopo di loro parla un soccorritore. Dice che non ha mai visto una cosa così «anche se nel Valais siamo abituati alle tragedie». Racconta che i suoi uomini hanno pianto senza freni. Perché la morte degli adulti è terribile, dice, «ma si riesce ad affrontarla e a raccontarla». Quella dei bambini no, specie se è una morte tanto feroce e cattiva: «Quello è davvero un dolore indicibile. Non si può sopportare».

:cry: non ci sono parole...




 
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stefy76
view post Posted on 16/3/2012, 12:07     +1   -1




ho il cuore gonfio di lacrime , una gita che si trasforma in tragedia.....
 
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^titti^
view post Posted on 16/3/2012, 18:56     +1   -1




:(
 
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2 replies since 16/3/2012, 08:36   6 views
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